Ina a ‘ohe nalu, a laila aku i kai, penei e hea ai: Ku mai! Ku mai! Ka nalu nui mai Kahiki mai, Alo po i pu! Ku mai ka pohuehue, Hu! Kai ko’o Loa. Antica Preghiera Hawaiana.
Incisione sul tempio “ku’emanu” a Kahaluu Bay, sull’isola di Kona, dove i locali lasciavano offerte e pregavano i loro dei per invocare le onde. Il tempio ku’emanu era un tempio riservato ai surfisti, da dove si poteva osservare il mare prima del surf e si poteva fare il bagno in una adiacente piscina naturale di acqua dolce per togliersi il sale da dosso.
Quello che oggi noi chiamiamo surf, in antico hawaiano era he’e nalu, una parola colma di significati e poesia. La prima parte, he’e, in hawaiiano significa “scorrere come sangue o acqua”, “fluire”, “sciogliersi”. Nalu significa invece “il formarsi, il gonfiarsi e il correre dell’onda”, ma anche “il liquido viscido che bagna il volto di un neonato”.
Mettendo insieme le due parti della parola otteniamo una definizione semplice: SCIVOLARE NELL’ONDA, oppure NASCERE DALL’ONDA se si vuole dare invece un’interpretazione più poetica e romantica del nome, dove il surfista è visto come un neonato che viene partorito dal ventre materno che è rappresentato dall’onda.